Pubblicità sui Social Network: la General Motors va controcorrente.

Dico subito che questo post è per me controproducente, ma siccome questo è un blog trasparente, nulla mi può impedire di riportare quanto pubblicato, ieri, sul Corriere della Sera:

General Motors sospende la pubblicità a pagamento su Facebook. Secondo i manager della casa automobilistica l’impatto sul pubblico dei social network è scarso. Lo scrive il Wall Street Journal secondo il quale la casa di Detroit continuerà tuttavia a curare le proprie pagine su Facebook, attraverso le quali fa marketing, ma non a pagamento.

Evidentemente anche nel Web Marketing non tutte le ciambelle riescono col buco. E poi si tratta di capire con che pasta era fatta la ciambella della General Motors.

Perché il giornalismo non può più fare a meno della rete.

Ieri nell’inserto economico Affari&Finanza in edicola con Repubblica, mi ha colpito la rubrica Backstage di Simone Marchetti che parlava di un tema a me molto caro, quello dei Social Network e delle loro straordinarie risorse messe a disposizione a chi vuole comunicare con efficacia sulla rete. Ecco cosa racconta Marchetti:

Marzo 2012. Sfilata di un marchio di moda. In seconda fila due giornaliste di moda italiane parlano a voce alta. La musica, in sala, è assordante. La prima chiede chi siano, in quinta fila, quelle persone sedute di fianco ai colleghi. La seconda risponde che non lo sa, forse sono infiltrati. Dietro di loro, un redattore di qualche anno più giovane spiega: sono alcuni fashion blogger. “C’è la ragazza famosa”, sottolinea citando il relativo sito, “il ragazzo che aiuta la Camera nazionale della moda, quella che si spaccia per blogger e invece fa consulenze di marketing e quello che aiuta un’ex giornalista televisiva convertita a internet”.
Le due fanno occhi da pesce lesso. “Non ci interessano i blogger”, dicono. “Non abbiamo mica tempo per guardare tutti i siti che spuntano come funghi. Del resto, non abbiamo nemmeno un profilo su Facebook. E Twitter, per noi, è un cicaleccio per ciarlatani. Vuoi mettere i nostri articoli e i nostri redazionali di moda? La loro qualità, il loro potere d’informazione”. “Oggi però”, continua il collega più giovane, “le nuove generazioni si informano su tablet e cellulari, controllano più i Social Network di quotidiani e periodici e chiedono nuove modalità di giornalismo. I blogger, poi, vivono attaccati ai risultati di Google Analiytics e sfruttano al massimo le potenzialità dei nuovi mezzi di comunicazione”. “Google che? Guarda che il motore di ricerca lo so usare anch’io”, taglia corto la giornalista. “Ma no! Google Analytics è un’altra cosa… Però non fa nulla, sta per iniziare la sfilata”, taglia corto il collega.
In questo siparietto, divertente e allarmante, sta la spiegazione del cortocircuito in atto nell’informazione di moda (e non solo) di oggi. Da una parte ci sono i blogger, bravissimi a maneggiare le nuove tecnologie. Dall’altra, la maggior parte dei giornalisti, arroccati nell’accademia dell’altro ieri. All’estero, però, pochi (ma buoni) blogger stanno imparando la professionalità dei giornalisti, mentre molti reporter si stanno appropriando dei mezzi dei blogger. Domanda: perché in Italia questo processo è ancora agli albori?

E voi di che categoria fate parte? Giornalisti di oggi (e di domani) o giornalisti di ieri?

Fonte: Affari&Finanza – La Repubblica

Twitter: il caso di Ikea Italia che ha raggiunto i 100.000 followers.

Twitter è ormai una parola sulla…tastiera di tutti. Giochi di parole a parte, segnalo oggi una case history interessante che riguarda il brand Ikea Italia che proprio in questi giorni ha raggiunto i 100.000 followers. Un successo straordinario per la sede italiana del colosso svedese dei mobili. Ikea, del resto, ha una storia e un target perfetti per avere successo sui Social Network. Due mondi che ben si sposano tra loro e che hanno portato ad un giusto mix tra qualità dei prodotti e innovativa comunicazione sulla rete,  per uno strepitoso successo dell’immagine online di IKEA. Gli oltre 100.000 follower twittano parlando delle loro esperienze in negozio, del loro legame col brand e del loro entusiasmo per i prodotti IKEA. Tutto questo avviene con uno stile ironico e molto smart che ben si addice al mezzo internet. Una delle recenti attività che ha riscosso molto successo è #parlasvedese: un hashtag con cui gli utenti sono stati invitati a interagire twittando una frase di 140 caratteri (e di senso compiuto) con i nomi dei prodotti IKEA. E’ proprio il caso di dire: IKEA uguale IDEA. Tra gli altri hashtag utilizzati, quelli più popolari sono #confessioni, #IKEAFood, #IKEAidee. E adesso qualche numero: il canale Twitter di IKEA Italia cresce di circa 3.000 follower alla settimana e in modo completamente naturale. Insieme al numero di follower cresce anche l’interazione che conta, invece, circa 300 tra @mentions, reply e retweet alla settimana.

Il successo di IKEA Italia su Twitter è il risultato di un lavoro gestito da un team nato dalla collaborazione tra Plan.net Italia e Hagakure.

Quanto sono “social” le aziende italiane?

A leggere i dati emersi da  “Quanto è Social la tua Azienda?”, un’indagine sull’utilizzo dei social media da parte delle aziende italiane,  nata dalla collaborazione tra AIDiM, ANVED ed eCircle, la prima cosa che salta all’occhio è la volonta delle aziende di utilizzare i Social Media allo scopo di aumentare il dialogo con i consumatori raccogliendo più opinioni opinioni possibili sul brand e sui prodotti/servizi offerti. Una lettura approfondita dei dati dell’indagine, rivelano però una diffusa mancanza di strategie mirate allo sfruttamento delle suddette opinioni dei consumatori per trasformarle in concrete opportunità di business.

Il dato più interessante è relativo al numero di aziende utilizzatrici dei Social Media: infatti ben il 75% ha ammesso di utilizzare regolarmente Facebook, Linkedin, Twitter e blog per comunicare con i loro clienti. La percentuale sfiora il 100% quando parliamo di aziende con servizi di e-commerce.

La figure del leone la fa ancora Facebook, che con l’84% si conferma come il social network più utilizzato, seguito da Linkedin e Twitter. Il neonato Google+ si difende bene con il 25% di gradimento. Andando a leggere nel dettaglio i numeri di Facebook, scopriamo che oltre il 60% delle aziende italiane consultate ha optato per l’apertura di una fan page o di un profilo. Solo il 30% di esse, però, ha deciso di investire in una campagna pubblicitaria sui social network.

Interessante anche il dato che riguarda le nuove risorse introdotte in azienda per sviluppare questo tipo di business: il 54% delle aziende ha almeno una figura interna dedicata alla gestione dei social media, anche se solo il 58% delle aziende aggiorna regolarmente le pagine o i profili.

E voi, cosa aspettate a sviluppare il vostro business sulle reti sociali? Parliamone.

Complimenti a Costa Crociere: ecco come si gestiscono blog e social network in caso di naufragio.

La tragedia la conosciamo tutti, purtroppo, anche i muri. E’ proprio per questo motivo che non voglio tornare su quanto successo all’isola del Giglio, perché se ne sta già parlando in decine di altri siti e blog.

Lo scopo di questo post è quello di raccontare la professionalità e la scelta strategica adeguata con cui l’azienda Costa Crociere ha voluto comunicare, e di conseguenza gestire, la vicenda e il probabile disastro d’immagine che poteva scatenare.

La notte dell’incidente, quando ancora nessuno tra i principali siti di informazione aveva pubblicato la notizia, sul blog ufficiale di Costa Crociere sono apparsi due post (all’una e alle cinque del mattino) dal contenuto molto formale in cui si comunicava ciò che stava accadendo nei pressi del Giglio. Qui il primo post e qui il secondo.

Andando a memoria, credo che si tratti della prima volta in cui un’azienda italiana in un momento tragico e delicato come quello del naufragio di una sua nave, decide di informare così tempestivamente la clientela attraverso la rete. E facendolo senza farsi prendere dal panico e quindi sfruttando la rete nel modo migliore.

Un blog aziendale non è una vetrina o un catalogo prodotti. Un blog aziendale è un posto, uno spazio, una bacheca, in cui poter comunicare cose che non riguardano necessariamente l’aumento del fatturato e delle vendite. E Costa Crociere questo lo sa bene e la testimonianza di ciò l’abbiamo avuta sotto gli occhi  la notte della tragedia.

Inoltre l’azienda ha anche dimostrato di sapersi muoversi nel rutilante mondo dei social network, decidendo di lasciare aperta a tutti la bacheca della pagina Facebook.

Un comportamento che alla lunga ha pagato: infatti il commento delle 5 di notte pubblicato su Facebook , è piaciuto a 2.811 persone.

E scusate se è poco.