Promuovere un’attività con i social – Parte seconda: come sfruttare un errore per farsi pubblicità.

Oggi vi parlo di un altro caso di promozione di attività sui social (chiamiamola pure case history) che mi è balzata agli occhi navigando qua e là proprio sui social.

Il primo caso lo trovate qui. Il terzo arriverà a giorni. Restare connessi.

Il caso di oggi riguarda un simpatico esempio di interazione avvenuto quasi per caso su Twitter.

Essendo io l ‘autore di questo blog dedicato al quotidiano La Repubblica, vengo a conoscenza di un errore apparso sull’ultimo numero del magazine Il Venerdì, il settimanale di Repubblica, in cui lo scrittore Matteo Cerri (qui trovate il suo blog) viene chiamato Mario in una didascalia che accompagna la recensione del suo ultimo libro La cura del freddo, edito da Einaudi.

Ad accorgersi è stato lo stesso autore che in un tweet (lo vedete qui sotto) ringrazia per l’articolo ma confessa (o precisa, se preferite) di chiamarsi Matteo e non Mario.

Il magazine risponde subito a Cerri con questo tweet:

“Ops! Distrazione grave. Chiediamo scusa, pubblicheremo una rettifica sulprossimo numero. Grazie della collaborazione e della cortesia”.

PazzoPerRepubblica rilancia subito l’accaduto con la rubrica “Osservatorio Errori scovati dal diretto interessato. Primo caso in 13 anni di PPR.”

Cerri risponde anche qui inventandosi una sorta di concorso (o contest come direbbe qualcuno):

“Solo per oggi, amici, potete propormi un nuovo nome. Due regole: 1) Deve iniziare per M; 2) Niente nomi di brand (che poi mi tocca pagare i diritti). Il più originale vince copia di A mente fredda autografata con il nuovo nome.”

Ecco sfornato un simpatico modo per promuovere un nuovo libro.

L’idea geniale ha funzionato, sono arrivate decine di proposte e alla fine ha vinto la proposta di nome Miberno Cerri, giochino di parole legato al titolo del libro.

Promuovere un’attività con i social – Parte prima: il nuovo libro di Mario Calabresi.

I social, lo dice la parola stessa, servono per socializzare. Gigantesche piazze virtuali dove ognuno può dire la sua, spesso in veste anonima, soprattutto se si vuole insultare o offendere qualcuno.

In sostanza una gigantesca arena del cazzeggio.

In metropolitana, nei treni o sulle panchine dei giardinetti, la gente non legge più i giornali, legge i social. E’ lì che i giovani (e non solo) vanno a istruirsi o a informarsi su ciò che accade nel loro minimondo, ma anche nel mondo reale.

Ma i social sono anche un’enorme vetrina promozionale con cui, su cui, in cui, comunicare qualcosa che vogliamo vendere, proporre, condividere. Sia esso un prodotto, un libro, un disco o altro.

Io stesso utilizzo i social, nello specifico 4 profili Instagram e 3 pagine Facebook, per promuovere l’attività di mia moglie.

Oggi voglio parlarvi del primo di alcuni casi (chiamiamole pure case history) che mi sono balzate agli occhi navigando qua e là proprio sui social. Altri casi seguiranno nei prossimi giorni.

Il primo caso, appunto, riguarda l’ex direttore di Repubblica Mario Calabresi (ne ho già accennato qui) che lasciata la poltrona principale del giornale romano ha deciso di scrivere un libro (non è il suo primo) e di sfruttare la rete e i social per promuoverlo. Mario ha lavorato tanto negli Stati Uniti e conosce molto meglio di ogni altro giornalista italiano le potenzialità della rete.

Ha da tempo un account Twitter (431.000 follower*) che governa alla perfezione e in cui tiene aggiornati lettori e potenziali lettori degli eventi di presentazione del libro, come farebbe un perfetto ufficio stampa.

Recentemente ha anche aperto una pagina Facebook che in poche settimane ha raggiunto i 45000 like, e anche qui informa quotidianamente i suoi seguaci.

Chi pensava che Calabresi andasse in depressione dopo le vicende di Repubblica si dovrà ricredere. Mario è vivo e lotta. E, secondo me, si diverte pure. Molto più di prima, ne sono certo.

 * Tutti i dati relativi a follower, like e altro sono aggiornati alla data in cui è stato scritto l’articolo.

Appunti d’autunno: una missione, il Trap di Ghali e il mago dello spiedo.

Rieccomi qui.

Libri. La missione dell’autunno è la seguente: terminare assolutamente entro Natale L’Adolescente di Fëdor Dostoevskij e Le Correzioni di Jonathan Frenzen.

Me lo sono imposto. Poi come va, va. Ma io ci provo.

Ho calcolato che, nello scaffale in cui accumulo i libri da leggere, ce ne sono 73. Non si può andare avanti così.

Musica. Grazie a Sofia ho scoperto un nuovo genere che mi piace molto, anche se chi lo suona potrebbe essere mio figlio, cioè il fratello di Sofia.

Parlo del Trap, che non è l’allenatore di calcio, ma un sottogenere della musica Rap. In Italia la sta suonando molto bene gente come Ghali, Sfera Ebbasta, Rkomi, Tedua e altri. Nella foto c’è Ghali.

Non si finisce mai di ascoltare.

Lavoro. Tanto, per fortuna. Continuano i piacevoli corsi di formazione sul web marketing nelle medie piccole imprese della Lombardia.

Affascinante è stato partecipare al progetto di lancio del nuovo sito di una società che si occupa di Facility Management. Per loro ho anche scritto una trentina di articoli che finiranno nel blog.

Ho fatto parte anche del team creativo impegnato nella gara per il rilancio del secondo produttore italiano di alimenti aproteici. Roba tosta. Incrociamo le dita.

E poi sto scrivendo i testi per un famoso produttore di pollo allo spiedo, il più conosciuto nel nord Italia. Si definisce il mago dello spiedo, quindi avete capito di chi si tratta.

Appunti dell’11 aprile: Robinson, Nicola Nunziata, copertine libri, tavolo Applaro Ikea, pagine commemorative Facebook.

Oggi è il compleanno di Monica. Auguri.

Segnalo le bellissime foto dei libri recensiti su Robinson, il nuovo inserto culturale di Repubblica.

L’autore si chiama Nicola Nunziata, è un collaboratore dell’agenzia Opfot, e le sue immagini, oltre che ad essere innovative e diverse dal solito format, contengono un’idea, quella di proseguire ipoteticamente il contenuto grafico e visivo delle copertine dei libri fotografati.

Ogni tanto, dalla jungla della metropolitana milanese, spunta anche un bel titolo, tipo questo per una promozione dell’Ikea relativa al tavolo Applaro.

Scopro solo ora che su Facebook esiste la possibilità di trasformare le pagine di persone prematuramente scomparse o decedute a causa di incidenti o altro, in pagine commemorative create e gestite da persone molto vicine al defunto in questione.

La scoperta è avvenuta cercando la pagina Facebook di Ambra Shaliani, una ragazza di 17 anni che ha perso la vita qualche settimana in un incidente stradale.

In cima alla pagina appare una specie di bannerino che recita:

Speriamo che le persone che amano Ambra troveranno conforto nel visitare il suo profilo per ricordare lei e la sua vita.
Scopri di più sull’impostazione del contatto erede e sugli account commemorativi su Facebook.

Ciao Ambra, che la terra ti sia lieve.

Se non ci leggiamo più prima di Pasqua, auguri a tutti e a tutte.

Appunti del 5 aprile: Miscusi, Amaro della Reggia di Caserta, Francesco Motta, Premio Tenco, Il male oscuro, Giuseppe Berto, Elegia americana.

Un amico mi ha parlato di Miscusi, una piccola boutique-ristorante di sola pasta nel (più o meno) cuore di Milano.

“Adesso pasta!” recita lo slogan. Il punto esclamativo non è mio, ci tengo a dirlo.

L’idea, carina, è di due giovani ex-imprenditori: Alberto Castasegna e Filippo Mottolese. Ne parlerò con il mio amico Raffaello Ducceschi, che ha avuto un’intuizione simile, ma a Barcellona.

Leggo sul Venerdì di Repubblica che sta per nascere l’Amaro della Reggia di Caserta. L’idea è venuta a Mauro Felicori, manager bolognese che dal 2015 si prende cura dell’antico palazzo, e che ha deciso di realizzare un liquore utilizzando le erbe del giardino della Reggia, da vendere nel bookshop del palazzo e in punti vendita selezionati dalla distilleria.

A seguire, la mozzarella e il miele a marchio Reggia di Caserta. Vi terrò informati sugli sviluppi.

Occhio a Motta, non il celebre panettone, ma il cantautore pisano di famiglia livornese che ha vinto l’ultimo Premio Tenco. Il suo nuovo album, da ascoltare, si chiama La fine dei vent’anni.

Sto leggendo, da un paio di giorni, Il male oscuro, romanzo di Giuseppe Berto ristampato da Neri Pozza. Il libro ebbe particolare successo negli anni sessanta e permise a Berto di aggiudicarsi i Premi Viareggio e Campiello.

Libri che entrano nella mia lista dei desideri: Elegia americana di J.D. Vance.