Appunti del 10 ottobre: un sito di cui sono contento e altre cose.

Innanzitutto mi scuso per la prolungata assenza. Il calzolaio ha le scarpe sempre più distrutte.

Sono stato impegnato e le scarpe hanno atteso.

Anyway.

Tra le cose che ho fatto voglio segnalarvi questo sito che ho realizzato per una società che si occupa di traduzioni e trascrizioni (sotto vedete la Home Page). E’ stato un lavoro duro, corposo. Ma che alla fine ha pagato, nel senso che il risultato mi soddisfa. E ha soddisfatto anche il cliente. E qui voglio ringraziare Silvia F. per la preziosa collaborazione.

Il sito è stato realizzato con WordPress e ho fatto un minimo lavoro di SEO on Site (se non sapete cos’è chiamatemi che ve lo spiego) che sta portando a piccoli grandi risultati.

Altre cose.

Sto scrivendo una serie di articoli per una newsletter di una società che si occupa di comfort ambientale e filtrazione dell’aria.

E poi il solito lavoro di routine di cui potete leggere nei post che precedono questo.

Oltre a tanto, ma davvero tanto, new business. Che scritto in inglese fa sempre la sua bella figura.

Ah, dimenticavo: mia moglie s’è messa in testa di allargare i suoi affari anche a Milano. Quindi dovrò starle vicino per quanto riguarda il lancio pubblicitario e altre cose necessarie.

Ma passiamo alle cose interessanti.

In vacanza sono stato una settimana a Bad Gogging, in Alta Baviera. E una settimana a Dolceacqua, sopra Bordighera.

E ho letto un casino. Tra cui I fratelli Karamazov, con cui ho terminato la pianificata lettura di tutti i libri di Dostoevskij in rigoroso ordine di apparizione sulla terra.

Alla prossima.

Il SEO è morto? Viva lo SMO!

Da qualche mese è sempre più difficile utilizzare Google sui dispositivi mobili. La troppa pubblicità con cui BigG infarcisce i risultati delle ricerche, rende difficoltosa la lettura già sui normali pc, dove ci si può ancora destreggiare per via delle dimensioni ancora “grandi” dei monitor, figuriamoci poi se la stessa ricerca la proviamo a fare da un tablet o, peggio ancora, da uno smartphone, dovela situazione diventa davvero complicata: si rischia di non vedere nessun risultato della ricerca senza dover scorrere la pagina. Tutta colpa della pubblicità e delle mappe di Google che tolgono spazio e visibilità alle ricerche organiche che, fino a prova contraria, sono quelle che tutti noi preferiamo perché più “genuine”.

Tutto ciò ha conseguenze devastanti soprattutto per le aziende che cercano in tutti i modi, attraverso il lavoro dei consulenti SEO, di scalare le serp e comparire il più in alto possibile tra i risultati. Con tutta quella pubblicità, le probabilita di riuscita dell’impresa sono vicine al nulla.

Discorsi che, se visti da un punto di vista un po’ drastico, rischiano di decretare in qualche modo la fine annunciata del Seo (Search Engine Optimization), l’insieme delle procedure su cui si lavora per rendere il sito piùvicino ai desideri dei motori di ricerca.

Il quotidiano inglese The Guardian, non proprio l’ultimo arrivato, è proprio di questo parere come ha scritto qualche giorno fa: “Nel peggiore dei casi, il Seo si traduce nel rendere i contenuti web meno interessanti per i lettori ma migliori per i robot dei motori di ricerca e per i misteriosi algoritmi di Mountain View”. Con l’aggravante che da qualche anno a complicare la faccenda si sono messi anche i social media che nel 2012, secondo un rapporto di Forrester, hanno generato il 32% delle “scoperte online” contro un 54% di marca Google e altri motori di ricerca. Il pareggio dei conti è quindi dietro l’angolo.

Quale sarebbe, a questo punto, la medicina con cui singuarisce da questo problema? I medici del web l’hanno (l’avrebbero) trovata: si chiama SMO (Social Media Optimization) ed è l’acronimo che, secondo molti, manderebbe definitivamente in pensione il SEO. Sono infatti sempre di piú le “raccomandazioni degli amici sui social network” e iniziano a contare molto di piu di tutti i benedetti algoritmi creati a Mountain View o giù di li.

L’importanza del fattore SEO per migliorare la Brand Reputation.

In quest’epoca in cui ormai tutto (o quasi tutto) passa attraverso la rete, per un’azienda diventa di estrema importanza, in alcuni casi vitale, essere ben posizionati nei motori di ricerca. Soprattutto per quanto riguarda le parole chiave (keyword) che sono rilevanti nel settore di riferimento.

Un buon posizionamento sui motori, infatti, contribuisce anche a costruire e rafforzare la brand reputation dell’azienda stessa. Vediamo perché.

Partiamo da una considerazione importante: le posizioni ottenuti dalle aziende nelle SERP dei principali motori, essendo assegnate secondo criteri assolutamente meritocratici, diventano un giudizio di valore fondamentale agli occhi di chi cerca determinate keyword.

Se una volta per apparire sulle Pagine Gialle bastava pagare qualche lira in più per aggiudicarsi le posizioni migliori rispetto alla concorrenza, adesso il Dio denaro non basta più. Parlando di SEO (e quindi di posizionamento organico e non a pagamento) ciò che conta è il ranking, una classifica particolare che viene assegnata a chi lavora meglio sul posizionamento delle parole chiave.

Quindi, se ci sarà stato un buon lavoro di ottimizzazione sul sito (un’ottima Keyword Strategy, testi web oriented, immagini taggate alla perfezione, Link Building etc.) ecco che il sito verrà premiato e figurerà di conseguenza nelle prime posizioni delle SERP di Google, Yahoo e Bing. Il che significa avere un impatto fondamentale in termini di visite e contatti. Infatti, secondo Compete, essere primi su Google significa avere il 53% dei click della SERP.

Inoltre, essere in prima pagina mentre il nostro diretto concorrente arranca in terza o in quarta, è una nota di merito che, oltre ad attrarre più contatti, genera nel potenziale cliente un giudizio di valore che pone il nostro prodotti o servizio in una posizione privilegiata, accrescendo così l’immagine dell’azienda e la conseguente Brand Reputation.

Per non parlare del passaparola che ne deriverebbe: un visitatore soddisfatto si trasformerà quasi certamente in un megafono aperto verso altri potenziali contatti, traducibili facilmente in leads, prospect e contratti.

Volete migliorare la vostra Brand Reputation sulla rete? Parliamone.

Complimenti a Einaudi che presenta le novità editoriali su Pinterest.

Qui non si è ancora parlato di Pinterest, ma è ora di farlo. Io, per esempio, ho aperto la mia pagina qualche mese fa e sto pubblicando, tra le altre foto, anche quelle del mio portfolio da art director. Ma non è di me che voglio parlare ma di Einaudi che sta utilizzando al meglio l’ultimo arrivato tra i Social Network di successo. Oggi ho scoperto che la casa editrice presenta le nuove uscite editoriali mensili con degli appositi boards (si chiamano così su Pinterest le sezioni). Ecco qui quelle di settembre. Complimenti.

Essere primi sui motori. Google ha deciso: verranno premiati solo i contenuti originali.

Quando parliamo delle ricerche su internet, il nostro pensiero corre subito a Google. Ma il colosso di Mountain View ha  deciso che quelle ricerche necessitano di un ulteriore miglioramento e così è stato messo mano nuovamente all’algoritmo che stabilisce il posizionamento delle pagine all’interno del motore di ricerca. Google premierà solamente quei siti che conterranno informazioni originali e penalizzerà invece quelli creati automaticamente da aggregatori con meccanismi di “reverse engineering”.  In sostanza, verranno premiate quelle pagine che riportano al loro interno contenuti creati da zero e non quelli duplicati da altri siti al solo scopo di scalare le SERP.

Il dito è stato puntato sulle numerose “content farm” che utilizzano tecniche particolari per la generazione di pagine che, alla lunga, risultano essere di scarso interesse per il navigatore che le ha cercate. Via libera quindi all’originalità e alla creatività dei contenuti, perchè così facendo verranno premiati quei siti e quei blog che dimostreranno di possedere al loro interno contenuti originali e interessanti sia per Google che per il lettore che li andrà a consultare.

Chi resterà fortemente penalizzato da questa rivoluzione semantica sono tutte quelle aziende appartenenti alla galassia denominata “Demand Media” che hanno costruito la loro fortuna sulla realizzazione di quel genere di contenuti che adesso Google ha deciso di penalizzare. Molte di queste aziende, infatti, all’uscita della notizia hanno subito un rimbalzo negativo alla borsa di New York.

Il cambio di rotta, al momento, è attivo solamente negli Stati Uniti, ma presto arriverà anche in Europa.