La pubblicità (e il web marketing) al tempo del Coronavirus.

Rieccomi qui, cari lettori del blog.

Avrei voluto (dovuto) scrivervi molto prima, ma ciò che è accaduto è stato, non solo per me, devastante. E lo spirito per buttare giù due righe non voleva arrivare mai.

Adesso, forse, pare che uno spiraglio di luce si riesca a intravedere, in fondo al famoso e frequentato tunnel.

Come alcuni di voi sanno, io vivo a 15 chilometri da Milano e a 45 da Bergamo. Sapete tutti cos’è successo in queste due città e in tutta la Lombardia. In tutta Italia. Nel mondo.

Due miei conoscenti sono deceduti in questa brutta storia. Un parente di mia moglie e un amico di famiglia. E ho un cugino attualmente ricoverato all’ospedale di Monza, a cui va il mio “in bocca al lupo”.

Io e la mia famiglia per fortuna stiamo bene. Quello che sta peggio è il nostro futuro, di tutti. Ma dobbiamo pensare positivo e guardare avanti.

Intanto sono stato tra i primi a ricevere il bonus Partita Iva da 600 euro. Prendiamolo come un segnale positivo e incoraggiante.

Ma ci sono anche le notizie brutte. A me personalmente il Coronavirus (volevo citarlo il più in fondo possibile) ha portato via due progetti importanti che dovevano vedere la luce a marzo. Tutto rinviato.

Ma altre cose vanno avanti, soprattutto le consulenze di social media marketing, perché in questo momento era necessario non fermare la presenza sui social delle attività che seguo. Anche se è stato difficile convincere i clienti che bisognava farlo.

Numerosi studi dicono che la navigazione sul web, dall’inizio del lockdown, è cresciuta del 70%. Il 92% dei consumatori chiede espressamente che i marchi continuino a comunicare sui diversi social.
Di conseguenza, l’impegno delle aziende è aumentato del 61% rispetto al solito. Una cosa che il pubblico vuole sentirsi dire è la certezza che le aziende, le attività, i singoli prodotti, non siano stati spazzati via dal Covid19.

Come dicevo, in queste settimane di emergenza sanitaria si è inevitabilmente verificato un forte incremento dell’audience online: #iorestoacasa (a navigare).

L’aumento del tempo speso online ha coinvolto sia le donne (+101%) che gli uomini (+91%) dai 13 anni in su, quindi con una crescita più marcata per le navigatrici.

Ma in che siti si sono avuti i maggiori incrementi?

Gli studi dicono che nelle prime due settimane di costrizione a casa la curva dell’interesse della popolazione online si è indirizzata soprattutto verso le seguenti categorie:

News & Information – al primo posto con un +102% nella settimana tra il 9 e il 15 marzo

Current Events & Global News dei brand di informazione quotidiana: +123% rispetto all’audience online nella settimana media pre-emergenza.

Anche le ricerche su Google hanno avuto una brusca metamorfosi: per esempio, un paio di settimana fa, meno amuchina e più cassaintegrazione.

La gente è tornata a guardare assiduamente la televisione, come raffigurato nel grafico qui sotto.

Una cosa che ho notato guardando proprio la televisione e sfogliando i giornali è stata la velocissima e inevitabile metamorfosi dei contenuti delle campagne pubblicitarie, al di là dell’inevitabile crollo degli investimenti.

Ma chi ha resistito lo ha fatto modellando prontamente la sua comunicazione: gli spot hanno correttamente evitato di mostrare scene all’aperto, tutto si è trasferito in ambienti chiusi, sono aumentate le famiglie protagoniste delle pubblicità.

E i top-brands hanno subito sfornato spottoni autoreferenziali cavalcando il concept #iorestoacasa e #andràtuttobene: vedi Barilla, Vodafone, Esselunga etc…

Alcune tra le maggiori aziende mondiali hanno lanciato campagne pubblicitarie per sensibilizzare le persone sull’importanza del mantenere le distanze allo scopo di diminuire possibili contagi da Covid-19.

E così diversi loghi storici sono stati modificati.

Qui sotto l’esempio di McDonald’s Brasile.

Sui giornali è successa la stessa cosa. Ho raccolto quotidianamente, sul mio account Twitter, le pagine pubblicitarie in uscita su Repubblica (sono abbonato) che evidenziavano perfettamente il cambio di strategia.

Qua sotto ve ne propongo una selezione.

Ah, dimenticavo: col Coronavirus tutti in Smart Working.
Io, personalmente, lo faccio da anni.