Twitter: il caso di Ikea Italia che ha raggiunto i 100.000 followers.

Twitter è ormai una parola sulla…tastiera di tutti. Giochi di parole a parte, segnalo oggi una case history interessante che riguarda il brand Ikea Italia che proprio in questi giorni ha raggiunto i 100.000 followers. Un successo straordinario per la sede italiana del colosso svedese dei mobili. Ikea, del resto, ha una storia e un target perfetti per avere successo sui Social Network. Due mondi che ben si sposano tra loro e che hanno portato ad un giusto mix tra qualità dei prodotti e innovativa comunicazione sulla rete,  per uno strepitoso successo dell’immagine online di IKEA. Gli oltre 100.000 follower twittano parlando delle loro esperienze in negozio, del loro legame col brand e del loro entusiasmo per i prodotti IKEA. Tutto questo avviene con uno stile ironico e molto smart che ben si addice al mezzo internet. Una delle recenti attività che ha riscosso molto successo è #parlasvedese: un hashtag con cui gli utenti sono stati invitati a interagire twittando una frase di 140 caratteri (e di senso compiuto) con i nomi dei prodotti IKEA. E’ proprio il caso di dire: IKEA uguale IDEA. Tra gli altri hashtag utilizzati, quelli più popolari sono #confessioni, #IKEAFood, #IKEAidee. E adesso qualche numero: il canale Twitter di IKEA Italia cresce di circa 3.000 follower alla settimana e in modo completamente naturale. Insieme al numero di follower cresce anche l’interazione che conta, invece, circa 300 tra @mentions, reply e retweet alla settimana.

Il successo di IKEA Italia su Twitter è il risultato di un lavoro gestito da un team nato dalla collaborazione tra Plan.net Italia e Hagakure.

Cosa succede se un giornalista famoso scrive: “Twitter mi fa schifo”.

Succede il finimondo.

Ed è esattamente quello che è accaduto oggi nella twittersfera (passatemi il termine) dopo che Michele Serra su Repubblica di oggi ha osato scrivere che “Twitter, mi fa schifo”.

La maggior parte degli utenti del Social Network cinguettante si è scagliata contro l’opinionista di Repubblica, dandogli chi dell’anziano, chi dello snob e addirittura c’è stato anche chi ha scritto “Serra non usa Twitter perché non sa come si usa”.

Insomma, un ginepraio. Io credo che ciascuno sia libero di dire la sua su tutto. Probabilmente su alcune cose, Serra ha ragione, per esempio quando allude all’abuso che certa gente (vip in testa) fa di Twitter. Una cosa è certa: senza Twitter, le recenti rivoluzioni arabe contro le dittature non avrebbero avuto la stessa forza d’impatto e lo stesso successo di risultati. E scusate se è poco.

Sull’argomento Serra vs Twitter, vi invito a leggere ciò che hanno scritto Andrea Scanzi sul sito del Fatto Quotidiano e Massimiliano Gallo sul sito Linkiesta.