Promuovere un’attività con i social – Parte terza: la potenza di Instagram e delle sue storie.

Oggi vi parlo di un nuovo caso di promozione di attività sui social (chiamiamola pure case history) che mi è balzata agli occhi navigando qua e là proprio sui social.

Il primo caso lo trovate qui. Il secondo qui.

Il caso di oggi riguarda lo Studio Cannizzo di Milano specializzato in implantologia dentale, chiaro esempio di attività che sfrutta molto bene i social e la rete.

Il successo di questo studio è in parte dovuto al fatto che molti dei suoi clienti sono Vip dello Sport e dello Spettacolo, che rilanciano il nome dello studio sui relativi profili social, creando uno straordinario rimbalzo di like e di visite a sito e social.

Su Instagram (foto sotto), il bottino è di  118000 follower, dato in continuo aumento*.

Ma, stranamente, il successo non si ripete su Facebook dove la pagina ha solamente 2725 like ed è decisamente meno curata del profilo Instagram.

Evidentemente hanno deciso di puntare di più su Instagram, per sfruttare meglio il lavoro dei testimonial.

Qui sotto vedete un esempio di Instagram Stories con la testimonianza di Cristian Vieri, cliente di lungo corso dello studio dentistico.

* Tutti i dati relativi a follower, like e altro sono aggiornati alla data in cui è stato scritto l’articolo.

Promuovere un’attività con i social – Parte seconda: come sfruttare un errore per farsi pubblicità.

Oggi vi parlo di un altro caso di promozione di attività sui social (chiamiamola pure case history) che mi è balzata agli occhi navigando qua e là proprio sui social.

Il primo caso lo trovate qui. Il terzo arriverà a giorni. Restare connessi.

Il caso di oggi riguarda un simpatico esempio di interazione avvenuto quasi per caso su Twitter.

Essendo io l ‘autore di questo blog dedicato al quotidiano La Repubblica, vengo a conoscenza di un errore apparso sull’ultimo numero del magazine Il Venerdì, il settimanale di Repubblica, in cui lo scrittore Matteo Cerri (qui trovate il suo blog) viene chiamato Mario in una didascalia che accompagna la recensione del suo ultimo libro La cura del freddo, edito da Einaudi.

Ad accorgersi è stato lo stesso autore che in un tweet (lo vedete qui sotto) ringrazia per l’articolo ma confessa (o precisa, se preferite) di chiamarsi Matteo e non Mario.

Il magazine risponde subito a Cerri con questo tweet:

“Ops! Distrazione grave. Chiediamo scusa, pubblicheremo una rettifica sulprossimo numero. Grazie della collaborazione e della cortesia”.

PazzoPerRepubblica rilancia subito l’accaduto con la rubrica “Osservatorio Errori scovati dal diretto interessato. Primo caso in 13 anni di PPR.”

Cerri risponde anche qui inventandosi una sorta di concorso (o contest come direbbe qualcuno):

“Solo per oggi, amici, potete propormi un nuovo nome. Due regole: 1) Deve iniziare per M; 2) Niente nomi di brand (che poi mi tocca pagare i diritti). Il più originale vince copia di A mente fredda autografata con il nuovo nome.”

Ecco sfornato un simpatico modo per promuovere un nuovo libro.

L’idea geniale ha funzionato, sono arrivate decine di proposte e alla fine ha vinto la proposta di nome Miberno Cerri, giochino di parole legato al titolo del libro.

Promuovere un’attività con i social – Parte prima: il nuovo libro di Mario Calabresi.

I social, lo dice la parola stessa, servono per socializzare. Gigantesche piazze virtuali dove ognuno può dire la sua, spesso in veste anonima, soprattutto se si vuole insultare o offendere qualcuno.

In sostanza una gigantesca arena del cazzeggio.

In metropolitana, nei treni o sulle panchine dei giardinetti, la gente non legge più i giornali, legge i social. E’ lì che i giovani (e non solo) vanno a istruirsi o a informarsi su ciò che accade nel loro minimondo, ma anche nel mondo reale.

Ma i social sono anche un’enorme vetrina promozionale con cui, su cui, in cui, comunicare qualcosa che vogliamo vendere, proporre, condividere. Sia esso un prodotto, un libro, un disco o altro.

Io stesso utilizzo i social, nello specifico 4 profili Instagram e 3 pagine Facebook, per promuovere l’attività di mia moglie.

Oggi voglio parlarvi del primo di alcuni casi (chiamiamole pure case history) che mi sono balzate agli occhi navigando qua e là proprio sui social. Altri casi seguiranno nei prossimi giorni.

Il primo caso, appunto, riguarda l’ex direttore di Repubblica Mario Calabresi (ne ho già accennato qui) che lasciata la poltrona principale del giornale romano ha deciso di scrivere un libro (non è il suo primo) e di sfruttare la rete e i social per promuoverlo. Mario ha lavorato tanto negli Stati Uniti e conosce molto meglio di ogni altro giornalista italiano le potenzialità della rete.

Ha da tempo un account Twitter (431.000 follower*) che governa alla perfezione e in cui tiene aggiornati lettori e potenziali lettori degli eventi di presentazione del libro, come farebbe un perfetto ufficio stampa.

Recentemente ha anche aperto una pagina Facebook che in poche settimane ha raggiunto i 45000 like, e anche qui informa quotidianamente i suoi seguaci.

Chi pensava che Calabresi andasse in depressione dopo le vicende di Repubblica si dovrà ricredere. Mario è vivo e lotta. E, secondo me, si diverte pure. Molto più di prima, ne sono certo.

 * Tutti i dati relativi a follower, like e altro sono aggiornati alla data in cui è stato scritto l’articolo.

Rieccomi qua.

Rieccomi qua dopo po’ di silenzio. Come va?

Dove sono stato? Eh…

Avete presente (e non è la prima volta che lo tiro in ballo) la cosa del calzolaio e delle scarpe rotte? Ho passato tanto tempo a sviluppare i social dei miei clienti tralasciando, appunto, il mio.

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Detto questo, oggi in metro ho fatto un conteggio veloce: su 100 passeggeri, 1 leggeva un libro (quello della Ferragni), 1 un giornale (il free press Metro), 3 o 4 guardavano fuori dal vetro e i restanti 95 indovinate cosa facevano?

Questo giusto per dire dove andare a fare pubblicità, nel caso qualcuno volesse provarci.

E’ proprio lì (sugli smartphone se qualcuno non lo avesse capito) che bisogna andare a prendere i potenziali clienti.

Sì, ma come? Chiamatemi e parliamone insieme.

Altre considerazioni.

Per stare al passo coi tempi, il Partito Democratico ha lancia la App PdApp. Ci aveva già provato Matteo Renzi anni fa con Bob, che più che una App era una piattaforma.

Mario Calabresi dopo l’addio a Repubblica sembra rinato a nuova vita, come si fosse liberato di un peso. Ha scritto un bel libro e lo sta promuovendo in tv e nelle librerie, ha aperto un’interessante pagina Facebook dove sta raccontando tante cose belle.

Un leone non più in gabbia.

Merito (anche) dei social.

Per esempio, ecco cosa ha scritto ieri proprio sulla sua pagina Facebook:

Alessandro Milan mi ha chiesto di tornare al suo Uno, nessuno, 100Milan su Radio 24 per raccontare La mattina dopo, ma voglio approfittarne per parlare di voi, di quello che sta succedendo in questa pagina, di come stiamo riuscendo a dialogare e confrontarci in maniera trasparente e diretta. La trovo una cosa molto bella, è una bella sorpresa.

Di tutt’altra pasta uno scatenato Vittorio Feltri, che su Twitter si scaglia contro il suo ex amicone Massimo Fini (al fu Indipendente spopolavano).

Chiudo gli appunti di oggi segnalandovi una bellissima idea di marketing che ho trovato su Twitter.

Appunti del 10 ottobre: un sito di cui sono contento e altre cose.

Innanzitutto mi scuso per la prolungata assenza. Il calzolaio ha le scarpe sempre più distrutte.

Sono stato impegnato e le scarpe hanno atteso.

Anyway.

Tra le cose che ho fatto voglio segnalarvi questo sito che ho realizzato per una società che si occupa di traduzioni e trascrizioni (sotto vedete la Home Page). E’ stato un lavoro duro, corposo. Ma che alla fine ha pagato, nel senso che il risultato mi soddisfa. E ha soddisfatto anche il cliente. E qui voglio ringraziare Silvia F. per la preziosa collaborazione.

Il sito è stato realizzato con WordPress e ho fatto un minimo lavoro di SEO on Site (se non sapete cos’è chiamatemi che ve lo spiego) che sta portando a piccoli grandi risultati.

Altre cose.

Sto scrivendo una serie di articoli per una newsletter di una società che si occupa di comfort ambientale e filtrazione dell’aria.

E poi il solito lavoro di routine di cui potete leggere nei post che precedono questo.

Oltre a tanto, ma davvero tanto, new business. Che scritto in inglese fa sempre la sua bella figura.

Ah, dimenticavo: mia moglie s’è messa in testa di allargare i suoi affari anche a Milano. Quindi dovrò starle vicino per quanto riguarda il lancio pubblicitario e altre cose necessarie.

Ma passiamo alle cose interessanti.

In vacanza sono stato una settimana a Bad Gogging, in Alta Baviera. E una settimana a Dolceacqua, sopra Bordighera.

E ho letto un casino. Tra cui I fratelli Karamazov, con cui ho terminato la pianificata lettura di tutti i libri di Dostoevskij in rigoroso ordine di apparizione sulla terra.

Alla prossima.