Dal Marketing al Web Marketing: la metamorfosi della comunicazione pubblicitaria.

Agli albori del Marketing le imprese promuovevano i loro prodotti/servizi con l’aiuto di un messaggio semplice e diretto ripetuto il più volte possibile ad un pubblico di potenziali clienti.

Un pubblico “di massa” attento alle novità e che poteva essere raggiunto a costi relativamente contenuti con mezzi di comunicazione altrettanto “di massa”: televisione, radio, giornali, affissioni.

Con la differenza che questo succedeva 50 anni fa, epoca in cui bastavano tre passaggi in televisione per raggiungere lo stesso target che adesso ne necessita di almeno un centinaio per essere colpito.

Giusto per tornare ai nostri tempi, da qualche anno a questa parte il Marketing si è dotato di una parolina accompagnatoria: “web”, che altro non è che il risultato dello sviluppo delle tecnologie informatiche “di massa” (internet e mobile) messe a disposizione del pubblico che si è così trasformato da passivo ad attivo, costringendo quindi le imprese a cambiare modelli di riferimento e soprattutto di comunicazione.

Benvenuti nell’era del Web Marketing, un mondo in cui chi riceve il messaggio adesso è anche libero di interpretarlo generando a sua volta un commento che l’autore del messaggio stesso (azienda o impresa) non può assolutamente ignorare.

Il potere della comunicazione si è dunque rovesciato: prima apparteneva alle aziende che urlavano slogan senza dispensare risposte, adesso è monopolio di consumatori sempre più consapevoli del loro ruolo e che tengono monitorate quotidianamente le imprese, costrette a cedere lo scettro a clienti sempre meno interessati alle novità di prodotto e sempre più impegnati nel sapere cosa pensano, di quel prodotto, gli altri comuni mortali.

I guru del marketing hanno così fatto di necessità virtù, studiando strategie di comunicazione sempre più in linea con questa novità di mercato. Per esempio evitando di proporre semplicemente “un prodotto alla massa”, ma tentando di dare spazio alla “emotività del cliente”, consapevoli che coloro che 50 anni fa ascoltavano e basta, adesso prendono il megafono e replicano.

E’ il Web Marketing, bellezza.

Mark Zuckerberg starebbe pensando di chiudere il Diario di Facebook. Il motivo? Non piace alla gente.

Da ieri, sull’interessantissimo forum di Giorgio Taverniti, gira questa news ancora in attesa di conferma:

Il 15 dicembre è approdata una novità in casa Facebook: il “Diario”, il quale va a sostituire il classico e ormai noto profilo dell’utente. Questo cambiamento ha suscitato numerose lamentele tra i frequentatori del social network, infatti la maggior parte degli utenti non ne è affatto soddisfatto. Leggendo in vari blog e parlandone con i diretti interessati è emerso che il Diario è scomodo, disordinato, confusionale… In poche parole quasi nessuno lo sopporta! Queste sono solo alcune delle lamentele giunte all’orecchio di Mark Zuckerberg , il quale ha deciso che nei prossimi mesi verrà data la possibilità a ciascun utente di mantenere il Diario oppure ritornare al vecchio profilo classico. Avanza anche l’ipotesi di poter scegliere un terzo tipo di profilo (ancora in fase di realizzazione). Ma cosa avrà fatto cambiare idea a Zuckerberg? Sarà forse perché l’applicazione piace a sole 4.692.709 su 800 milioni di profili che gestisce Facebook?

Io personalmente non ho mai amato il Diario di Facebook (e con me è d’accordo il 70% dei partecipanti al sondaggio della foto qui sotto) e ho trovato scorretto renderlo obbligatorio (parliamo di pagine e non di profili) dal primo di aprile. Staremo a vedere cosa deciderà il grande capo Mark. In attesa che confermino l’attendibilità della notizia. Sarebbe un clamoroso caso di marketing dal basso.


Il consumatore lancia l’idea e il produttore la realizza. Bello, no?
Si chiama futuro.

Sono capitato per caso sulla pagina Facebook del Mulino che vorrei, una storica community di consumatori di prodotti  Mulino Bianco, e ho scoperto con piacere che è stata realizzata un’idea lanciata un paio d’anni fa: un contenitore in latta per le fette biscottate del Mulino Bianco. Ecco cosa scriveva nell’aprile del 2009 MICHIPP su Il mulino che vorrei:

Adoro le fette biscottate Mulino Bianco, ma trovo la confezione davvero scomoda. La carta è molto leggera, spesso si rompe. Il piccolo adesivo che serve per richiuderla si riempie facilmente di briciole e non attacca più. Il risultato è che la confezione rimane sempre aperta, e oltre a rischiare di cadere fuori, le fette prendono aria, e, in caso rimnagano aperte a lungo, perdono la loro fragranza. La mia idea è: una scatola con coperchio, magari di latta decorata, in cui inserire l’attuale confezione di carta. La scatola si potrebbe avere su richiesta a Mulino Bianco, magari con un paio di prove d’acquisto o anche senza. Un po’ come i regali, ma in questo caso l’uso della scatola è strettamente legato all’uso del prodotto.

Ed ecco la risposta di Barilla alias Mulino Bianco:

Grandi notizie per gli amici del Mulino che hanno sostenuto l’idea di una scatola di latta per le fette biscottate: la scatola è ora disponibile nella nuova raccolta Momenti di Pane 2011!

Bello no? Si chiama Web 2.0 ed è il marketing che parte dal basso, il marketing creato dai consumatori.

Qui trovate un altro caso di successo legato al marketing che parte dal basso.