Turchia: Erdogan blocca Twitter.
Il popolo della rete si ribella.

Il popolo turco dei Social Network è in subbuglio da ieri, quando il premier Erdoğan ha imposto un provvedimento restrittivo nei confronti di Twitter, di cui è stato disposto il blocco in tutto il Paese.

Il più arrabbiato di tutto è il presidente Abudallah Gul, che ha scelto proprio il Social Network dell’uccellino per postare una serie di messaggi che condannano il provvedimento, augurandosi un rapido annullamento della restrizione. Scrive Gul su Twitter: “Il bando dei social media è inaccettabile e spero che questa misura non duri molto” (foto)

Su Twitter, ovviamente, è già partito l’hashtag #TwitterisblockedinTurkey.

Erdoğan aveva da poco criticato i Social Network per aver diffuso a febbraio alcune intercettazioni telefoniche che lo accusavano di essere invischiato in un grosso scandalo di corruzione.

Erdoğan aveva negato di essere coinvolto nella vicenda aggiungendo che le registrazioni che lo accusano erano false e creato con il solo intento di incastrarlo.

Twitter sta tentando di fare luce su quanto successo; e la sua divisione “Policy” ha pubblicato alcuni tweet dirette agli utenti turchi con le istruzioni su come continuare ad utilizzare Twitter attraverso gli sms.

Il programma TV fa schifo? Allora io lo scrivo su Twitter. Ecco l’Auditel 2.0.

Alzi la mano chi non ha mai twittato durante la visione di una trasmissione televisiva. Io lo faccio spesso (e volentieri).

E’ infatti fresca la notizia che la società di ricerca Nielsen Italia dal 2014 metterà a disposizione lo strumento Tv Ratings, un sistema già in uso negli States, ma ancora nel vecchio continente, che permette di analizzare e decriptare le conversazioni e i commenti che si scatenano su Twitter durante le trasmissioni televisive.

Lo strumento funziona così: la Nielsen gestisce una piattaforma in grado di monitorare e ricevere da Twitter tutti i dati relativi al traffico di tweet che interessano un determinato programma televisivo, e li elabora di conseguenza affidandosi ai suoi indicatori di audience. Uno degli introiti economici più importanti di Twitter, è infatti rappresentato dalla vendita di informazioni alle aziende, ai politici e ai protagonisti dello show business: una mega relazione dettagliata su cosa si dice e si pensa di loro nelle conversazioni dei twitter-maniaci.

Una specie di web-reputation live, da aggiungere ai dati già forniti dal tradizionale servizio Auditel. Con la differenza che i dati da Twitter sono caldi e, se vogliamo, più umorali, mentre i dati ottenuti dai campioni Auditel, rimangono freddi.

Il tutto a servizio dei santoni del marketing che avranno a disposizione uno strumento in più per proporre ai clienti e agli inserzionisti la giusta presenza pubblicitaria in televisione.

Quindi, da stasera, scaldate gli hashtag: tutti pronti a scatenarsi dal divano di casa, twittando (male o bene) di questo o di quest’altro conduttore o programma tv.
Una cosa è certa: i tempi del Rischiatutto e di Giochi senza Frontiere sono proprio passati.

L’ex premier britannico Tony Blair bacchetta i politici che usano Twitter.

In un recente incontro organizzato a Londra dal think:tank Mile End Group, l’ex premier britannico Tony Blair ha rimproverato i politici che, al posto di portare nuove idee per migliorare la società, perdono tempo su Twitter.

Repubblica di venerdì 1 novembre 2013, ha pubblicato un interessante estratto dell’intervento di Tony Blair.

Qui sotto potete visionare il filmato integrale dell’intervento di Blair.

Meglio tardi che mai.

Sul sito Social Media Examiner, scopro con piacevole sorpresa che ben l’86% dei responsabili Marketing delle aziende si è (finalmente) convinto che i Social Media sono assolutamente necessari per creare business. Meglio tardi che mai!

Questo l’indice di gradimento dei Social Media: Facebook 92%, Twitter 80%, LinkedIn 70%. A ruota seguono i Blog con il 58%, YouTube 56%, Google + 42%. Fanalino di coda, ma solo per un punto percentuale, Pinterest con il 41%.

Parlando però di investimenti futuri, in cima alla lista dei desideri c’è YouTube con un significativo 69% di responsabili Marketing che intendono investire sul sito di video sharing.

Buon risultato anche per quanto riguarda la volontà di investire sui Blog Aziendali (e non) che ottengono il 66%, una bella cifra per coloro che credono nei contenuti interessanti per attirare clienti e generare lead.

A margine di questi dati, segnalo la sempre più nutrita richiesta da parte delle aziende della figura di Social Media Manager. Purtroppo, a fronte di molte richieste, l’offerta è davvero scarsa. Nel senso che coloro che sanno fare davvero il lavoro di Social Media Manager sono pochi. Non è sufficiente saper smanettare sui pc e sui social. Ci vuole professionalità e un minimo di conoscenza basilare dei principi di comunicazione e di marketing.

Succede infatti che le aziende, anche importanti, si portino in casa figure in apparenza interessanti ma che al primo problema non sanno che pesci pigliare.

E se non sai che pesci pigliare nella “rete”, nella padella ci finisci proprio tu.

Libri 2.0: quando un tweet mirato vale più di una recensione.

Il web 2.0 è arrivato anche in libreria, autori ed editori sono avvisati. E’ bastato infatti un semplice tweet di 140 caratteri scritto da Valentino Rossi, per far vendere in un solo colpo 200 copie del libro di memorie di Andre Agassi, Open.

E così, se una volta gli editori facevano il filo ai più affermati critici letterari, oggi devono marcare stretto i Social Network perchè, come sostengo da ormai un anno su questo blog, è lì che adesso si fanno i giochi. Non è un caso infatti che i piú accreditati influencer di Twitter ricevano direttamente dagli editori copie di libri da leggere, con la speranza che diventino uno o più tweet da dare in pasto alle migliaia di followers. Ovviamente dipende dal libro. Di certo I Promessi sposi di Alessandro Manzoni non sarebbe il libro adatto per essere sponsorizzato da Twitter, mentre Open di Andre Agassi, sì, perché ha un potenziale target di lettori che si sovrappone molto bene con quello di Twitter.

Valentino Rossi fa parte di quel target e il suo cinguettio: “Me lo ha regalato un mio amico che di libri ne legge un sacco. Ve lo consiglio”. Una settantina di battute che sono valse 200 copie vendute in libreria. Mica male, vero? Quasi 3 copie a battuta.

Recentemente anche Pinterest ha contribuito alle vendite di un libro, si tratta di 1Q84 dello scrittore giapponese Haruki Murakami che ha pinnato alcune sue fotografie sull’ultimo nato tra i Social Network.

A conferma di questo fenomeno virtuale che ha preso il posto del vecchio passaparola, è nato una sorta di “cartello”, nel senso buono del termine, di blog letterari che hanno ricevuto l’attestato di influencer. L ‘hanno creato proprio le Case Editrici e vi figurano blog come Finzioni, Booksblog, Vibrisse, Tazzina di caffè, Minima Moralia, Ho un libro in testa, Letteratitudine e altri ancora.

Se siete una piccola Casa Editrice e avete una promessa letteraria tra le mani, non scordatevi di parlarne anche sulla rete. A volte funziona. E non costa niente.