E’ Facebook, bellezza, e tu non puoi farci niente, niente. Il caso di Patrizia Pepe.

Da qualche giorno, nella blogosfera, non si fa che parlare di un caso di cattiva gestione dei Social Media da parte di un’azienda.

Il brand in questione è Patrizia Pepe, nota marca di abbigliamento di Firenze, che ha pubblicato sulla bacheca di Facebook una foto (che vedete qui a fianco) con protagonista una modella non esattamente “in carne” che ha suscitato qualche lamentela tra i fan. Ai primi due commenti che poco gradivano l’utilizzo della foto, accusando il brand di favorire l’anoressia, Patrizia Pepe ha risposto così: “Scusate se non rispondiamo, sono provocazioni non utili.”.

Diciamo che non è il massimo del Social rispondere così. Infatti, si è scatenata la ridda dei commenti che, ad oggi, sono arrivati a 140 circa e la maggior parte di essi sono, ovviamente, negativi, anche se alcuni fan hanno difeso il brand. La situazione sembra comunque essere scivolata di mano al brand toscano, tant’è che l’episodio sta rimbalzando anche sull’altro Social Network di tendenza, Twitter, con risvolti che vi lascio solo immaginare.

Tra i commentatori di Twitter c’è anche chi sostiene che è tutta una strategia di buzz marketing per dar vita ad un caso di viral: far parlare di sè per farsi percepire come un brand che va controcorrente nell’utilizzo dei Social Network. Una cosa è certa: la discussione aumenterà la brand awereness di Patrizia Pepe. Resta da capire se la cosa porterà fatturato e vendite alla casa di abbigliamento di Firenze o solamente cattiva pubblicità.

I blogger esperti e i guru della web reputation sostengono che Patrizia Pepe abbia decisamente sbagliato approccio, perchè nei commenti a sua difesa, lo staff di Patrizia Pepe cerca di mettere in un angolo le fan (che ribattono animatamente colpo su colpo) sostenendo la tesi che le modelle sono magre per una questione di DNA. A me, tra l’altro, la modella non sembra essere particolarmente magra, visto il panorama pubblicitario che c’è in giro. E’ vero però, che c’è stata una mancanza di tatto nelle primissime risposte ai commenti dei fan su Facebook.

Concludo con una citazione: è Facebook, bellezza, e tu non puoi farci niente, niente. O meglio, una cosa la si deve fare di default: non litigare con i fan sul web.

Del caso se ne stanno occupando anche diversi blog di moda, tra cui segnalo Mind The Cap.

Essere primi sui motori. Google ha deciso: verranno premiati solo i contenuti originali.

Quando parliamo delle ricerche su internet, il nostro pensiero corre subito a Google. Ma il colosso di Mountain View ha  deciso che quelle ricerche necessitano di un ulteriore miglioramento e così è stato messo mano nuovamente all’algoritmo che stabilisce il posizionamento delle pagine all’interno del motore di ricerca. Google premierà solamente quei siti che conterranno informazioni originali e penalizzerà invece quelli creati automaticamente da aggregatori con meccanismi di “reverse engineering”.  In sostanza, verranno premiate quelle pagine che riportano al loro interno contenuti creati da zero e non quelli duplicati da altri siti al solo scopo di scalare le SERP.

Il dito è stato puntato sulle numerose “content farm” che utilizzano tecniche particolari per la generazione di pagine che, alla lunga, risultano essere di scarso interesse per il navigatore che le ha cercate. Via libera quindi all’originalità e alla creatività dei contenuti, perchè così facendo verranno premiati quei siti e quei blog che dimostreranno di possedere al loro interno contenuti originali e interessanti sia per Google che per il lettore che li andrà a consultare.

Chi resterà fortemente penalizzato da questa rivoluzione semantica sono tutte quelle aziende appartenenti alla galassia denominata “Demand Media” che hanno costruito la loro fortuna sulla realizzazione di quel genere di contenuti che adesso Google ha deciso di penalizzare. Molte di queste aziende, infatti, all’uscita della notizia hanno subito un rimbalzo negativo alla borsa di New York.

Il cambio di rotta, al momento, è attivo solamente negli Stati Uniti, ma presto arriverà anche in Europa.

Un lavoro a cui tengo in modo particolare: il blog di “E”, la rivista mensile di Emergency.

Quando Gino Strada ha chiesto a Gianni Mura, storico giornalista sportivo di Repubblica,  se se la sentisse di diventare il direttore del mensile di Emergency, la sua risposta è stata immediata: “Se me lo chiede la famiglia Strada, non posso rinunciare”.

Mi sono trovato nella stessa situazione quando Gianni Mura mi ha chiesto se mi andava di aprire il blog dei lettori di E.

E così è nato PazzoPerE, il blog dei lettori di E. Il blog ha una decina di giorni di vita e quindi è presto per tracciare un bilancio. Tornerò sicuramente a scriverne appena avrò qualcosa di utile e interessante da raccontare, sperando di darvi buone notizie.

Se intanto però volete abbonarvi a E, il mensile potete farlo a questa pagina. Credo che sia per una buona causa.

L’ Africa nella rete: ecco chi utilizza Facebook nel continente nero.

Sul sito Afrographique, ho trovato questa interessante infografica (da me ribattezzata infogrAfrica) che ci spiega in dettaglio la percentuale degli africani che utilizzano Facebook. Curioso il dato relativo al Sudafrica, unico stato africano in cui le donne “socializzano” più degli uomini.

La pagina Facebook di Donna Moderna, un altro caso di successo sulla rete.

Riporto integralmente un interessante post che ho trovato su Stampacadabra, il blog del mio amico Thomas Ciaffoni:

Taglia il traguardo dei 100mila fan la pagina Facebook di Donna Moderna, il settimanale femminile di Mondadori che sta facendo molto bene sul web, e i numeri lo dimostrano. Non solo il profilo sul social network mostra un’ottima interattività con le lettrici (come testimonia la recente iniziativa che piazza la lettrice del mese come foto principale della pagina), ma anche il sito Internet conferma le ottime cifre: negli ultimi tre mesi sono stati 2 milioni gli utenti unici che hanno raggiunto il portale, con ben 42 milioni di pagine viste. La direzione in tandem di Patrizia Avoledo e Cipriana Dall’Orto ha trasformato il brand Donna Moderna in un sistema complessivo carta-web che riesce a coinvolgere ed attrarre lettrici, puntando su toni misurati, eleganza (mai barocca o stucchevole) e colloqualità, smarcandosi nettamente da quei toni urlati che tanto aizzano e stancano.