Le aziende si svegliano: uno studio annuncia l’aumento del budget per il Digital Marketing.

Un’indagine condotta da Gartner in USA, UK e Canada, conferma che nel 2015 gli investimenti dedicati al Digital Marketing subiranno un incremento del 17%.

Dallo studio, realizzato sulla base di 315 interviste ad aziende di 6 settori e con un fatturato maggiore di 500 milioni di dollari, scopriamo anche che le aziende hanno intenzione di migliorare seriamente la “customer experience” dei loro siti. Questo è il principale motivo dell’aumento dichiarato di budget per il Digital.

Entrando nel dettaglio della ricerca, si scopre con piacevole sorpresa, che il 68% delle aziende consultate dichiara di destinare al Digital Marketing un budget “ad hoc” rispetto a tutte le altre strategie di marketing, il che conferma la volontà di puntare sul canale internet per sviluppare maggiormente il loro business. In special modo verranno migliorate le capacità dell’azienda di inviare ai loro clienti particolari forme di Web Ads grazie all’automatizzazione di alcune attività online.

Il Leone d’Oro dei tweet pubblicitari.

Se esistesse un Leone d’Oro per il miglior tweet pubblicitario dell’anno, se lo aggiudicherebbe questo di easyJet Italia, postato subito dopo la sconfitta della Roma in Champions per 1-7 contro il Bayern.

Un modo davvero creativo ed economico per comunicare i sette nuovi voli dalla capitale.

Risultato? Centinaia di RT e preferiti.


Tutto pronto per il lancio di Facebook Atlas, la nuova piattaforma pubblicitaria dedicata all’advertising social.

Lo sostiene il sito datamanager.it in un articolo di cui riporto la prima parte:

Il Wall Street Journal afferma che Facebook potrebbe a breve lanciare Facebook Atlas, una nuova piattaforma pubblicitaria dedicata all’advertising social

Da tempo si parla del possibile lancio di una nuova piattaforma pubblicitaria da parte di Facebook e secondo il Wall Street Journal quel momento si avvicina. Il nuovo servizio dovrebbe chiamarsi Facebook Atlas e permetterà agli inserzionisti di migliorare il target delle proprie campagne e la misurazione della loro efficacia. La piattaforma è basata su Atlas Solutions, startup specializzata nell’advertising sul web acquista da Microsoft nel 2013.

Il resto dell’articolo lo trovate qui.


Il Marketing del Passaparola: oggi il prodotto si sceglie (sempre di più) su Facebook.

Con questo articolo inizio una collaborazione con il sito www.terzomillennium.net

Spiccioli di una conversazione realmente avvenuta in un liceo di Milano tra tre studentesse durante l’intervallo delle lezioni: Sofia chiede a Camilla e Chiara “Ma voi che blush usate?”. Camilla risponde “Nessuno in particolare, lo rubo a mia madre”. Risponde Chiara  “Anch’io uso quello di mia mamma, ma le ho detto di comprare quello della Kiko, perché su Facebook scrivono tutte che è il migliore e costa poco”.

Quello che avete appena letto è solamente uno dei numerosi esempi del Marketing del passaparola che circolano ogni giorno sui Social Network.  Ed è la consacrazione che ciò che avviene su Facebook, Twitter, YouTube e le altri reti sociali non può piú passare inosservato agli occhi delle aziende che ancora non ci credono.

I dati di una ricerca di qualche giorno fa parlano chiaro: il 51% degli utenti di internet diffida dei marchi che non sono presenti sui Social Network. E questo contrasta con un altro dato implacabile, che dice che solo il 60% delle aziende internazionali ha attivato una strategia di Social Media.

Si stenta a credere che ci siano ancora così tanti Marketing Manager e Amministratori Delegati che ancora non credono nelle reti sociali. E i primi a sorprendersi sono gli stessi utenti che si chiedono perché alcune aziende famose ancora non abbiano una pagina Facebook o un account Twitter. È un po’ come se una delle tre liceali di prima non avesse un profilo su Facebook. Intendiamoci, a una sedicenne non l’ha ordinato il dottore di mettere foto o filmati sulla rete. Ne può tranquillamente fare a meno. Ma per un’azienda è diverso: esserci è diventato quasi obbligatorio, lo chiedono i consumatori, lo vogliono i potenziali clienti. Vogliamo dunque perderli o conquistarli?

Inoltre, il “non esserci” va comunque ad incidere sulla reputazione online di una marca o di un prodotto: sui forum di discussione non si parlerebbe d’altro che dell’assenza ingiustificata su quello o quell’altro Social Network. Un boomerang, se ci pensate.

Ma proseguiamo con i dati: l’89% degli utenti segue almeno una marca o prodotto sui Social.

Il 43% dei giovani tra i 18 e i 24 anni dichiara di aver comprato almeno una volta un prodotto seguendo le raccomandazioni e i consigli presenti sui Social. E se questi prodotti fossero proprio quelli della concorrenza?

E’ quindi giunto il momento, per le aziende che ancora non lo fanno, di attivare una strategia di Social Media, anche se c’è un rovescio della medaglia su cui ancora gli addetti ai lavori devono lavorare: infatti il 30% delle aziende attive sui Social ha riscontrato problemi nella misurazione del ROI. Intanto però ci sono, e parlano ai consumatori e soprattutto li ascoltano. E già questo è un piccolo ritorno dell’investimento.

A proposito, se non sapete cos’è il blush, significa che non avete una figlia adolescente.

La pubblicità “mobile” su Twitter supera quella sui portatili e fissi.

Dopo un paio d’anni di sperimentazione, il sito di mibroblogging a 140 caratteri inizia a vedere i primi ritorni economici dalle inserzioni pubblicitarie rivolte agli utenti che utilizzano i dispositivi mobili come Smartphone o Tablet. “Gli introiti realizzati grazie alle vendite di pubblicità su smartphone e tablet – spiega Adam Bain, responsabile del Global Revenue di Twitter – superano quelli dell’advertising tradizionale su computer fissi e portatili. Anche perché i prezzi di ogni singolo spot, individuati attraverso un meccanismo d’asta che tiene conto del numero di offerte, sono solitamente più alti”. Il segreto del successo di questa forma di pubblicità si nasconde nell’originale struttura delle inserzioni introdotte da Twitter. La pubblicità ha infatti un massimo 140 caratteri, proprio come i messaggi che hanno reso famoso il social network dell’uccellino celeste. Le “reclame” appaiono in bella evidenza nella bacheca e nella lista di ricerca degli utenti del microblog con uno sfondo di colore ovviamente diverso per catturare meglio l’attenzione. Il successo sta  nell’immediatezza dei messaggi, nel massimo rispetto delle regolre di brevità imposte da Twitter. “I nostri spot pubblicitari sono in primo luogo tweet, e solo in seconda battuta pubblicità – commenta ancora Adam Bain – È questo che fa la differenza”.